Ho deciso di scrivere un blog con la consapevolezza che nei luoghi più affollati è più facile trovare un angolo discreto dove potersi esprimere senza sentirsi giudicati. A volte si provano sentimenti che è difficile condividere con qualcuno (l’affetto estremo che in casa proviamo per Cloe ne è la prova), ma non si riesce a frenare l’estremo bisogno di esprimerli; e allora la rete, nella sua affollata solitudine, offre al pensiero uno spazio più o meno segreto perché sia fruibile solo a chi vuole condividerlo. Si può chiamare libertà, democrazia, follia, oppure limitarsi a goderne i privilegi, quando ti è concesso di rubare un piccolo spazio al blog dedicato al tuo gatto, approfittando del fatto che Cloe sta dormendo.
Ieri stavo tornando da Pavia e ascoltavo la radio. Le parole ironiche del deejay si confondevano con quelle sarcastiche del giornalista: è caduto il governo. Eppure sono totalmente disinteressata all’argomento. E non perché non abbia un’opinione, ma perché ho altro nella testa e tra un’oligarchia e l’altra comincio a non vedere differenze. Mettono i Green Day: It's something unpredictable, but in the end is right I hope you have the time of your life. E mi scende una lacrima. E' finito qualcosa che mi tocca più da vicino che un governo, e mi dà un senso di vuoto. Come facevo a sapere che una classe di quindicenni avrebbe aggiunto così tanto alla mia vita. Sono entrata terrorizzata in classe il 9 gennaio 2007: era la mia prima vera supplenza e non sapevo da dove cominciare. Insicura, recitavo la parte dell’insegnante che sa cosa sta facendo, mentre mi guardavo attorno subendo i severi giudizi di ragazzini spaventati dalla mia giovane età. E poi qualcosa è cambiato; e mentre io cercavo di insegnare loro qualcosa, loro insegnavano a me come guidarli nel loro percorso formativo. Sono diventati bravi e anch’io con loro. E ci siamo affezionalti l’uno all’altro, abbiamo condiviso difficoltà, successi, paure e speranze, e nella complicata vita di chi studia e lavora, vedevo più loro che i miei cari e condividevo con loro la vita da studente che ci rendeva così vicini.
E poi il contratto è scaduto e ho dovuto accettare il fatto che cresceranno benissimo anche senza di me e che avrò altre classi in futuro. Ma ora sono un po’ triste e sfoglio l’album di foto che mi hanno regalato e aspetto che questo post trovi un preciso luogo nella memoria dell’archivio di un blog che trova la sua realizzazione nella peculiarità degli affetti di cui parla.
domenica 27 gennaio 2008
(26 gennaio 2008)
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2 commenti:
sicuramente la tua, se pur breve, apparizione nella vita di questi ragazzi potrebbe aver lasciato un segno, oppure no.. questo non ti è dato saperlo. tu hai fatto del tuo meglio e loro ti hanno dimostrato di aver apprezzato la tua presenza. non devi essere triste, questa è la missione degli insegnanti (dovrebbe). se continuerai a fare questo lavoro ti capiterà tante volte e tu dovrai imparare che non potrai affezionarti a tutti quanti.. un giorno andranno via. sono orgoglioso di te. continua così!
:-)
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