domenica 27 gennaio 2008

(26 gennaio 2008)

Ho deciso di scrivere un blog con la consapevolezza che nei luoghi più affollati è più facile trovare un angolo discreto dove potersi esprimere senza sentirsi giudicati. A volte si provano sentimenti che è difficile condividere con qualcuno (l’affetto estremo che in casa proviamo per Cloe ne è la prova), ma non si riesce a frenare l’estremo bisogno di esprimerli; e allora la rete, nella sua affollata solitudine, offre al pensiero uno spazio più o meno segreto perché sia fruibile solo a chi vuole condividerlo. Si può chiamare libertà, democrazia, follia, oppure limitarsi a goderne i privilegi, quando ti è concesso di rubare un piccolo spazio al blog dedicato al tuo gatto, approfittando del fatto che Cloe sta dormendo.
Ieri stavo tornando da Pavia e ascoltavo la radio. Le parole ironiche del deejay si confondevano con quelle sarcastiche del giornalista: è caduto il governo. Eppure sono totalmente disinteressata all’argomento. E non perché non abbia un’opinione, ma perché ho altro nella testa e tra un’oligarchia e l’altra comincio a non vedere differenze. Mettono i Green Day: It's something unpredictable, but in the end is right I hope you have the time of your life. E mi scende una lacrima. E' finito qualcosa che mi tocca più da vicino che un governo, e mi dà un senso di vuoto. Come facevo a sapere che una classe di quindicenni avrebbe aggiunto così tanto alla mia vita. Sono entrata terrorizzata in classe il 9 gennaio 2007: era la mia prima vera supplenza e non sapevo da dove cominciare. Insicura, recitavo la parte dell’insegnante che sa cosa sta facendo, mentre mi guardavo attorno subendo i severi giudizi di ragazzini spaventati dalla mia giovane età. E poi qualcosa è cambiato; e mentre io cercavo di insegnare loro qualcosa, loro insegnavano a me come guidarli nel loro percorso formativo. Sono diventati bravi e anch’io con loro. E ci siamo affezionalti l’uno all’altro, abbiamo condiviso difficoltà, successi, paure e speranze, e nella complicata vita di chi studia e lavora, vedevo più loro che i miei cari e condividevo con loro la vita da studente che ci rendeva così vicini.
E poi il contratto è scaduto e ho dovuto accettare il fatto che cresceranno benissimo anche senza di me e che avrò altre classi in futuro. Ma ora sono un po’ triste e sfoglio l’album di foto che mi hanno regalato e aspetto che questo post trovi un preciso luogo nella memoria dell’archivio di un blog che trova la sua realizzazione nella peculiarità degli affetti di cui parla.

2 commenti:

Unknown ha detto...

sicuramente la tua, se pur breve, apparizione nella vita di questi ragazzi potrebbe aver lasciato un segno, oppure no.. questo non ti è dato saperlo. tu hai fatto del tuo meglio e loro ti hanno dimostrato di aver apprezzato la tua presenza. non devi essere triste, questa è la missione degli insegnanti (dovrebbe). se continuerai a fare questo lavoro ti capiterà tante volte e tu dovrai imparare che non potrai affezionarti a tutti quanti.. un giorno andranno via. sono orgoglioso di te. continua così!

Francesco Fonte ha detto...

:-)